Lepoer, Gaetano
Full Name
Lepoer, Gaetano
Variants
Lapoer, Gaetano
Biography
Nelle firme dell'A. il cognome è scritto anche: "Le Poer", "l'Poer" e, molto di rado, "Lapoer" (come trascrive ARRIGONI, 1980). Usiamo la forma Lepoer, poichè è quella più frequente.Nei repertori più noti la personalità dell'A. non è ben identificata.Il THIEME-BECKER ed il BENEZIT citano un Le Poer G., op. a Milano (?) nel 1728.Nell'indice di ARRIGONI-BERTARELLI, 1931 si trova indicato Lepoer C., con numeri che rimandano a stampe firmate "G. l'Poer" del 1728 ed altre firmate "C. Lepoer" del 1757.Nello schedario della raccolta Ortalli della Biblioteca Palatina di Parma vi sono due pagine, una intestata "Lepoer C.", con l'indicazione di 5 stampe, l'altra "Lepoer Gaetano", con l'indicazione di 10 fogli, tra cui 3 di quelli già assegnati a Lepoer C.Lo Zani, infine, cita l'A. come "Lepori Gaetano".Questa incertezza è determinata dal fatto che effettivamente le stampe con la firma dell'A. per esteso sono rare, mentre di solito si trova solo "G. Lepoer" o "C. Lepoer", per cui, viste anche le differenze di stile che si rilevano tra le varie incisioni, si potrebbe pensare addirittura all'esistenza di due artisti diversi.La questione viene risolta da alcuni fogli della Raccolta Bertarelli di Milano, in cui si vede che l'A. si firmava indifferentemente "Gaetano" o "Caietanus", col che si risolve l'enigma della C. e della G. nelle firme che incontriamo.Notiamo inoltre che fogli con stili diversi sono firmati nello stesso modo, per cui differenze di stile non ci autorizzano a ipotizzare l'esistenza di due artisti.E' però certo che Gaetano deve aver avuto una lunga attività, poichè oltre alle date 1728-1757 indicate in ARRIGONI P., 1980, possiamo indicare un ritratto del conte Firmian, che è lecito supporre posteriore al 1759, anno in cui egli divenne governatore di Milano, ed un ritratto in cui ha già l'aspetto di una donna matura Elisabetta di Borbone, infanta di Spagna, nata nel 1741.In un periodo così lungo di attività l'A. modificò il suo stile, passando da un bulino severo e in parte duro, di gusto secentesco, all'acquaforte libera e spigliata delle ultime opere.