Grado, Bartolomeo de
Full Name
Grado, Bartolomeo de
Biography
I De Grado sono una famiglia di incisori che operarono a Napoli, e forse a Roma, tra la fine del XVII secolo e la fine del secolo successivo.Il primo artista noto è Francesco, che ebbe due figli: Bartolomeo, di cui conosciamo solo tre o quattro lastre (una datata 1734) e Arcangelo, di cui non conosciamo nulla. Bartolomeo ebbe come figlio Filippo che, assieme a Francesco, fu il più attivo della famiglia.Questo albero genealogico lo dobbiamo al Gori (morto nel 1769) che nel suo famoso Dizionario afferma che il capostipite, Francesco, era fiammingo ed operò all'inizio del Settecento.Esiste poi un Giovanni, citato dubitativamente dal Thieme-Becker, che firma un foglio della Biblioteca Panizzi di Reggio E. (Racc. Venturi, II.D.200) e due del Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma, raffiguranti i porti di Barletta (n. 1), Reggio Calabria (n. 3) ed Ischia (n. 4). Si tratta di una serie raffigurante i porti del Regno delle Due Sicilie ordinata dal re e dipinta da Filippo Hackert nel 1790. Le stampe, dirette ed edite da Giorgio Hackert, si collocano evidentemente nel periodo immediatamente successivo.L'esistenza di un incisore Giovanni De Grado è dunque certa (anche il suo stile, ormai ottocentesco, è nettamente diverso da quello degli altri), ma non sappiamo quale fosse il legame di parentela tra lui e gli altri membri della famiglia.Nessuno di questi incisori ebbe una personalità artistica spiccata o raggiunse un buon livello di stile (a parte alcuni fogli firmati da Filippo); la loro produzione inoltre è costituita in gran parte da ritratti e tavole per libri.Pertanto è difficile distinguere la produzione dell'uno da quella dell'altro, se un foglio non è firmato per esteso, e non solo per un collezionista, ma anche per un esperto quasi tutte le lastre presentano qualche problema. Tipico è quello delle lastre firmate solo "F. de Grado": F. come Francesco o F. come Filippo? Crea infatti molta difficoltà il fatto che tra i repertori non vi sia affatto concordanza nell'indicare le rispettive date di operatività.Il Le Blanc cita assieme Francesco e Filippo, li dice operanti a Roma all'inizio del XVIII secolo e poi descrive un foglio datato 1773.Il Thieme-Becker dice Francesco attivo a Napoli con opere datate dal 1691 al 1714, Filippo operante a Napoli dal 1728 al 1755 ed aggiunge che è certamente errata la data 1773 del Le Blanc.Il Milesi dice il primo operante a Napoli dal 1690 al 1710, il secondo operante a Roma nella prima metà del XVIII secolo.Il Benezit, ediz. aggiornata del 1998, afferma che Francesco morì a Napoli ed operò verso il 1690 e che Filippo lavorò a Roma all'inizio del XVIII secolo e collaborò con Francesco di cui era nipote (mentre di Francesco scrive: "Lavorò anche a Roma con suo fratello Filippo").Cerchiamo di mettere ordine, cominciando con Francesco.Le date riferite dal Thieme-Becker derivano dal Catalogo dei ritratti della Biblioteca Naz. di Parigi del Duplessis, in cui si citano alcuni ritratti di nobili napoletani da lui incisi, gli uni datati 1691, gli altri 1714.Possiamo dilatare queste date; infatti nel catalogo edito dalla Libreria Vinciana tra il 1948 e il 1951, "Autori italiani del Seicento", vol. III, pag. 169, n. 3083 si trova descritta e riprodotta l'antiporta di CAPPELLA P., "Odarum libri IV". Napoli, Castaldi, 1682, ed al n. 2490 l'antiporta di LUBRANO J., "Scintille poetiche". Napoli, Parrino e Mutii, 1690, entrambe firmate da Francesco; inoltre una scheda di A. Davoli ci informa di tre tavole sue in: PARRINO D.A., L'ossequio tributato dalla fedelissima città di Napoli ... nei regii sponsali ... del monarca Carlo III ... Napoli, Parrino e Mutii, 1690.Quanto si protrasse l'attività di Francesco?Dopo il 1714 indicato dal Thieme-Becker abbiamo un ritratto di Carlo VI firmato "F. de Grado" e inserito in D'ALESSANDRO G., "...Regole di cavalcare..." Napoli, A. Muzio, 1723 ed un catafalco per le esequie di Francesco I duca di Parma del 1727 (che purtroppo non abbiamo potuto vedere) di cui una scheda di Angelo Davoli riporta le firme: "Ferdinando Poletti Ingegnere Romano Inventore e Delineatore; Franc.o de Grado sculp. Neap.".Rimane il problema dei ritratti inseriti in BELLORI G.P., "Le vite de' pittori..." Roma, Success. Mascardi, 1728, che, sulla scorta del Gori, Thieme-Becker e Benezit (nell'edizione del 1998) assegnano a Filippo, mentre in "Autori italiani del Seicento", vol. IV, pag. 125, n. 4339, vengono dati a Francesco.Tali ritratti sono firmati solo "F. de Grado" e sono copie di quelli inseriti nella prima edizione del Bellori, quindi sono più o meno legati allo stile degli originali. In sè quindi non ci sarebbero elementi per preferire l'una o l'altra attribuzione.Per quanto riguarda Filippo, si può ricordare innanzitutto che lo Zani lo dice operante a Napoli tra il 1750 ed il 1762. Le date 1728 e 1755 del Thieme-Becker si riferiscono esclusivamente alle tre opere citate dal Gori: le "Vite" del Bellori (1728), le "Tabulae Heracleenses" del Mazzocchi (1754) e i primi tre voll. delle "Antichità di Ercolano" (che in realtà sono del 1757, 1760 e 1762 - a parte il Catalogo del 1755, privo di tavole - ed al primo di questi il De Grado non ha collaborato).A questo punto ci si pone un problema: le informazioni che riceviamo dagli autori che riusciamo a consultare sono o possono essere falsate dal fatto che essi per primi hanno assegnato con certezza a Francesco o a Filippo incisioni che erano firmate solo "F. de Grado" in base ai dati erronei che avevano a disposizione. Dobbiamo pertanto attenerci solo ai fogli che noi stessi abbiamo visti firmati per esteso.In secondo luogo bisogna stare molto attenti a datare un ritratto in base al nome dell'effigiato, poichè, essendo costume delle famiglie nobili di dare ai discendenti i nomi degli antenati, è possibile cadere in errori clamorosi.Se seguiamo questo criterio, premesso che non conosciamo nessuna opera con data tra il 1728 ed il 1748, per Filippo possiamo dire che le prime opere firmate da lui sono le tavole in: TORRE Gio. M., "Scienza della natura". Napoli, S. Porsile, 1748 e GIAN-PRIAMUS Nicolaus, "Specula Parthenopaea". Napoli, S. Porsile, 1748.Seguono le Tabulae Heracleenses del 1754, la bellissima stampa con l'apparato per le cerimonie funebri in onore di Maria Amalia, regina di Napoli e di Spagna, del 1760, le tavole per i due volumi (1764 e 1773) di VARGAS MACIUCCA Michele, "Dell'antiche colonie venute di Napoli", l'antiporta del 1780 e finalmente la collaborazione ai rami delle "Antichità di Ercolano" che va dal III vol. del 1760 (considerando come primo il Catalogo) fino all'ultimo del 1792.Pur tenendo presente che le tavole dei libri possono essere state incise anche vari anni prima della loro pubblicazione, si può tuttavia essere certi che l'attività dell'artista arriva agli anni Novanta, poichè esiste anche una sua lastra con l'immagine della Madonna di Ischia (un esempl. alla Racc. Bertarelli di Milano) che l'iscrizione dice incoronata nel 1791, e tale particolare non sembra affatto un'aggiunta posteriore (come spesso accade), anzi sembra che la stampa sia stata fatta in quell'occasione.A questo punto, per procedere ulteriormente nelle ricerche, ci è risultata preziosa l'opera: CECI G. Bibliografie per la storia delle arti figurative nell'Italia Meridionale. Napoli 1937. Tale studio fortunatamente è accurato nel riferire date e autori delle tavole dei libri e ai nostri sondaggi i suoi dati si sono rivelati esatti.L'ultimo lavoro di Francesco che esso cita sono le 9 tavv. di: "Festa celebrata in Napoli in omaggio dell'Imperatore di Spagna ... e della Regina Elisabetta ... il 4 novembre 1729".La prima in cui compare la firma di Filippo è: "Funerali nella morte del Signor Duca D. Gaetano Argento...", Napoli 1731.Possiamo così concludere che a Napoli operò un Francesco de Grado dal 1682 al 1729 (al quale quindi vanno assegnati i ritratti inseriti nelle Vite del Bellori del 1728) ed un Filippo dal 1731 al 1792 circa, il che rende credibile l'affermazione del Gori che Filippo fu istruito nell'arte dal nonno Francesco.Rimane tuttavia un problema: sia tra le lastre di Francesco che tra quelle di Filippo esistono tali differenze di stile che si sarebbe tentati di ipotizzare l'esistenza di 2 Franceschi e 2 Filippi, come sarebbe suggerito dall'affermazione del Benezit che Francesco collaborò a Roma col fratello Filippo. Tale ipotesi però è troppo aleatoria e finchè non emergeranno dati concreti in suo sostegno, riteniamo che vada respinta.